Nell’ambito del progetto, il Dott. Sergio Madonna del Dipartimento GEMINI dell’Università degli Studi della Tuscia, geologo che ha maturato una significativa esperienza di rilevamento scientifico in aree urbane ed in modo specifico nella Città di Viterbo, si occuperà della ricostruzione dell’assetto geologico e stratigrafico dell’area del “centro storico” di Viterbo in stretta collaborazione con i gruppi di lavoro che condurranno le indagini geofisiche.
La ricerca si svilupperà in più fasi.
Nella prima fase verrà effettuata l’acquisizione di tutti i dati dei sondaggi geognostici presenti presso le Pubbliche Amministrazioni o resi disponibili da studi professionali privati.
Nelle aree urbane ed in particolare nei centri storici le coperture antropogeniche (edifici, infrastrutture, riporti, ecc.) occultano quasi completamente le unità litologiche; pertanto una conoscenza diretta, dettagliata e corredata di dati geotecnici, della stratigrafia del sottosuolo può essere ricavata solo da dati di sondaggi. Purtroppo, considerato il notevole costo di questo tipo di indagini esse raramente sono finanziate, eseguite e pubblicate per finalità conoscitive, ma generalmente corredano relazioni geologiche che, per varie finalità applicative, sono richieste nell’ambito di progetti esecutivi (nuove costruzioni, realizzazioni di infrastrutture, ristrutturazioni, consolidamento di edifici, ecc.) rimanendo depositate, e non più utilizzate, negli archivi degli uffici tecnici.
Considerate le finalità esclusivamente conoscitive e non lucrative del “Progetto” è auspicabile il coinvolgimento, in questa fase della ricerca, anche dei geologi professionisti locali, che verranno ufficialmente invitati a partecipare, sia pure a titolo volontario, e rendere disponibili i dati puntuali in loro possesso (di cui comunque conserveranno la paternità).
Una seconda fase della ricerca prevede l’analisi critica dei dati geognostici raccolti e la loro integrazione con i dati di superficie disponibili (limitati ai piccoli affioramenti presenti nell’area urbana), al fine di definire un quadro stratigrafico il più dettagliato possibile che tenga conto delle caratteristiche locali e delle eterogeneità delle unità litologiche presenti nel sottosuolo del centro storico.
Una completa interpretazione o reinterpretazione dei dati dei sondaggi geognostici è possibile solo avendo una ampia e dettagliata conoscenza delle caratteristiche litostratigrafiche, generali e locali, delle diverse unità litologiche (in questo caso essenzialmente vulcaniche), del loro assetto stratigrafico e dei loro meccanismi di disposizione. I risultati di questa indagine potranno fornire utili indicazioni ai geofisici per quanto concerne la “taratura” e l’interpretazione delle loro prospezioni.
La terza fase della ricerca prevede il censimento e, ove possibile, la ricerca speleologica e la mappatura dell’articolato sistema di cavità sotterranee di origine antropica, mai investigato nel dettaglio, presente nel sottosuolo dell’area di indagine.
Tutti i centri storici delle antiche città della Tuscia, che sorgono su depositi vulcanici, sono interessati da un fitto e stratificato sistema di cavità sotterranee, quasi completamente sconosciute ed inesplorate, fonte di grandi ed inedite informazioni sulla millenaria storia dei centri abitati ma anche di pericolosità geologica, in quanto interessate da crolli che possono coinvolgere i sovrastanti edifici, con possibile perdita di vite umane e danni irreparabili, non solo economici, a monumenti storici che costituiscono il vero patrimonio del territorio.
Tali cavità sono purtroppo soggette ad un progressivo ed ineluttabile degrado sotto il profilo della loro stabilità. La circolazione di acque sotterranee, talora rese particolarmente aggressive da perdite della rete fognaria, le vibrazioni prodotte dal traffico o da altre attività, lavori di ristrutturazione, nonché risentimenti di eventi sismici, sono tra le cause che concorrono al progressivo ampliamento dei sistemi di fratture ed al crollo di diaframmi, volte e cunicoli di cui solo sporadicamente e spesso in modo catastrofico si rilevano gli effetti in superficie. Tale situazione di pericolosità è purtroppo sottovalutata, ma la conoscenza, la mappatura e l’esplorazione speleologica dei sistemi di cavità presenti nel sottosuolo, oltre che costituire una straordinaria fonte di conoscenza sulla storia urbana, dovrebbe rappresentare un impegno prioritario, soprattutto per le Amministrazioni locali, al fine di mettere in atto i necessari interventi volti a mitigare il rischio, garantire la sicurezza dei cittadini e la stabilità di edifici, chiese e monumenti di grandissimo pregio.
In conclusione la ricerca per quanto riguarda gli aspetti geologici e stratigrafici dovrebbe portare ad una dettagliata ricostruzione delle caratteristiche litostratigrafiche dell’area indagata e se possibile ad un censimento delle cavità antropiche, documentate o esplorabili, presenti nel sottosuolo al fine di permettere una più corretta interpretazione delle prospezioni geofisiche.
Il quartiere medievale di S. Pellegrino, nella città di Viterbo, è un esempio di come la conoscenza e l’interesse da parte di studiosi di tutto il mondo delle sue opere d’arte e dei suoi capolavori architettonici si limiti quasi esclusivamente alla sola parte esposta delle strutture, mentre una notevole mole di informazioni storiche archeologiche ed urbanistiche rimangono sepolte nel sottosuolo. I moderni metodi di indagine geofisica, applicati alla ricerca archeologica, permettono ormai, con tecniche non distruttive, di acquisire dettagliate informazioni sulle strutture sepolte.
E’ auspicabile che questo “Progetto” di ricerca sia un punto di partenza per un programma di indagini più esteso, che dalla zona del Duomo possa interessare almeno tutto il quartiere medievale, al fine non solo di individuare le valenze storiche e archeologiche sepolte ma anche di operare un primo censimento dei fattori di pericolosità geologica presenti nel sottosuolo che possono gravemente minare la stabilità dei ben noti monumenti a partire dalla stessa Cattedrale.
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